Memorie



 

 

SPIGOLATURE DIPLOMATICHE
Ricordi lettoni

 

Alessandro Pietromarchi

Recentemente Claudio Ciampi, figlio del grande Presidente, mi ha ricordato di aver partecipato nel 1997,in quanto rappresentante della BNL in Lettonia con residenza a Varsavia, al pranzo offerto dal Presidente della Repubblica di Lettonia in occasione della visita di Stato a Riga del Presidente Scalfaro.
Ciò mi ha fatto tornare alla mente alcuni ricordi della mia missione a Riga che mi sono divertito a scrivere.

1)
Arrivai a Riga la sera del 4 novembre 1996 e l’indomani mattina presentai la copia delle mie credenziali (la cosiddetta copie des lettres) al Ministro degli Affari Europei in assenza di quello degli Esteri e subito dopo le credenziali al Presidente della Repubblica Guntis Ulmanis al castello di Riga.
Dopo la formale cerimonia il Presidente ed io ci ritirammo in un salottino per un colloquio informale.
Ulmanis mi chiese anzitutto le mie prime impressioni della Lettonia; gli risposi sorridendo di aver trovato molto comodo il mio letto, essendo arrivato in albergo la sera prima sul tardi.
Egli mi disse poi di voler potersi recare dall’Ambasciatore d’Italia, cosa impossibile non esistendo una Residenza del Capo missione italiano. Sottolineò con evidente disappunto che di tutti gli Ambasciatori stranieri arrivati a Riga dopo il ristabilimento dell'indipendenza  nel 1992,il solo Ambasciatore d’Italia era rimasto in albergo per tutti i quasi 5 anni della sua missione in Lettonia.
Il Presidente Ulmanis aggiunse che ciò non era all’altezza dell’amicizia che l’Italia aveva testimoniato alla Lettonia all’epoca della sua prima indipendenza ,essendo Roma stata fin dal 1919,a differenza della Francia e degli Stati Uniti, favorevole al riconoscimento della Lettonia. Ricordò inoltre che il Conte Carlo Sforza, Ministro degli Esteri del Regno d’Italia, aveva giocato un ruolo fondamentale nell’ammissione della neonata Repubblica di Lettonia nella Società delle Nazioni nel 1921.
Gli assicurai che avrei corrisposto al più presto al suo invito ad inaugurare la mia Residenza, ciò che in effetti avvenne pochi mesi dopo.
La straordinaria velocità nella presentazione delle mie credenziali, degna credo di essere iscritta nel Guinness dei primati, fu dovuta all’intervento dell’Ambasciatrice di Lettonia a Parigi, una gran Signora appartenente alla diaspora lettone, con la quale avevo stabilito  un rapporto di amicizia.

 

2)
Il pomeriggio del 21 maggio 1997 sono a Riga in una sala VIP dell’aereoporto con il Ministro degli Esteri Valdis Birkavs in attesa dell’arrivo in visita di Stato del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Mentre conversiamo amabilmente arriva un Ufficiale dell’Aeronautica lettone che ci dice che l’aereo italiano è in arrivo.
Con il Ministro Birkavs ci avviamo verso le automobili che ci avrebbero portato  alla scaletta dell’aereo; ritorna trafelato lo stesso Ufficiale che ci informa che si tratta solo del primo aereo italiano che non porta il Presidente Scalfaro.
Birkavs ,uomo dotato di spirito, manifesta scherzosamente il suo stupore per l’arrivo di ben 2 aerei quando, mi dice, sia Clinton che Papa Giovanni Paolo II erano arrivati con un solo aereo.
Gli rispondo ridendo: come si vede che siete giovani e non al corrente delle cose di mondo; vuol mettere a confronto il Presidente USA o il Papa con il Presidente italiano? La Casa Bianca o il Palazzo apostolico con il Quirinale?
Ho poi appreso che il primo aereo ospitava i giornalisti,che Scalfaro non voleva a bordo del suo aereo,insieme ad una parte abbastanza nutrita del seguito presidenziale composta anche da varie persone prive di qualsivoglia funzione. Sullo stesso aereo i bagagli di Scalfaro e figlia nonchè le proviste alimentari che lo seguivano sempre!

3)
Le sera dello stesso  21 maggio ha luogo al Castello di Riga il gran pranzo ufficiale  offerto dal Presidente della Repubblica Guntis Ulmanis.
Qui alcune annotazioni:
i Lettoni davano per scontato che la tenuta per il pranzo sarebbe stata la cravatta bianca (cioè il frack). In sede di preparazione della visita il Quirinale montò su tutte le furie quando lo seppe da me pretendendo la cravatta nera (cioè lo smoking) che mi toccò di far ingoiare ai Lettoni, facendoci fare ai loro occhi una figura da poveracci.
In più: un paio d’ore prima del pranzo un membro illustre del seguito presidenziale mi dice di aver scordato lo smoking a Roma e mi prega di rimediargliene uno. Altra figuraccia.
 Grazie alla collaborazione degli amici del Cerimoniale lettone riesco a far aprire un negozio ed a trovare uno smoking della giusta misura per il suddetto personaggio che si guardò bene dal ringraziare.
Alla fine del pranzo, al momento dello scambio di decorazioni fra i due Presidenti, il collare della Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana cadde in mille pezzi. Terza figuraccia , con buona pace del nutritissimo seguito di Scalfaro e degli strapagati e pretenziosi Consiglieri che lo accompagnavano e che non erano nemmeno stati in  grado di controllare la decorazione, peraltro costosissima.
Dovetti poi io, qualche tempo dopo, consegnare al Presidente Ulmanis ,con il quale ci facemmo quattro risate ricordando l’episodio, l’alta onorificenza che mi giunse da Roma (stavolta intera!).
Tornati nell’albergo dove alloggiava la delegazione italiana mi fu detto  che Scalfaro non desiderava mangiare qualcosa (sic) cucinato dalle  provviste alimentari che aveva portate con sé, il che mi permise di far chiudere le cucine che avevo fatto lasciare aperte (peraltro ad un costo elevato che feci pagare direttamente dagli uomini del Quirinale che pur avevano provato a farlo pagare dalla mia Ambasciata).
Venni poi avvicinato nell’anticamera della suite di Scalfaro dal Capo del Cerimoniale lettone che mi chiese di anticipare di 15 minuti la partenza l’indomani mattina del corteo presidenziale dall’albergo. Ne informai il Consigliere Diplomatico di Scalfaro che mi disse terrorizzato: e chi osa dirlo al Presidente? Se non lo fai tu lo farò io gli risposi.
Entrai nella suite di Scalfaro dove il Presidente era seduto letteralmente in mezzo ad un cerchio dei suoi Consiglieri e relative consorti, graziosa scenetta da corte di provincia con il Presidente in pullover e gli altri in abito da sera o uniforme di gala. Venni accolto  con estrema cortesia dal Presidente  che accettò subito di buon grado la piccola variazione del programma dell’indomani, anche qui con buona pace dell’audace Consigliere presidenziale.

4)
A richiesta del Quirinale da me presentata ai Lettoni in sede di messa a punto del programma della visita di Stato, il primo impegno della mattina del 22 maggio era la celebrazione della Santa Messa nella cattedrale cattolica di San Giacomo, risalente al 1225, vicina al Parlamento ospitato in un palazzo di stile rinascimentale fiorentino, dove poi il Presidente Scalfaro avrebbe pronunciato un discorso all’Aula.
Quasi sulla soglia della Cattedrale la figlia del Presidente Marianna si blocca e dice di non aver alcuna intenzione di entrare in chiesa. Faccio ricorso a qualche charme e baciamano per convincerla ad entrare, attirandomi parole di ammirata invidia del Presidente: come ci è riuscito? A me non da mai retta!
L’Arcivescovo di Riga (poi Cardinale) Janis Pujats aveva fatto preparare per il Presidente e la figlia una postazione come quella dei  nubendi.
Marianna Scalfaro, detta la Signorina, con mio sommo imbarazzo e visibile sbigottimento dell’Arcivescovo che celebrava, rimase seduta con le gambe incrociate per tutta la celebrazione della Messa, agitando per di più nervosamente un piede, in chiara manifestazione di noia ed impazienza.

5)
Dopo la Messa ebbe luogo il discorso di Scalfaro al Parlamento monocamerale lettone, la Saeima. Registrai  purtroppo che il discorso fu seguito dai Deputati distrattamente e svogliatamente, con seguente applauso assai tiepido e di pura cortesia.

6)
In conclusione della visita di Stato si tenne il colloquio politico del Presidente Scalfaro con il Primo Ministro lettone Andris Skele.
I due erano fatti per non intendersi :basti dire che Skele, ricco ed abile uomo d’affari all’epoca senza partito, era detto il Berlusconi lettone.
Il colloquio fu infatti piuttosto polemico, caratterizzato da visibile antipatia reciproca e da incomprensioni fra i due, causate dalla confusione concettuale fra deficit e debito pubblico italiani ( da parte ahimè italiana).
Mi torna infine alla mente che Skele, al termine del suo secondo Governo (luglio 1999-maggio 2000),volle venirmi a trovare in Residenza non ricordo se il giorno stesso delle sue dimissioni o l’indomani, con immensa sorpresa del mio personale domestico che fu poi fedele alla consegna di massima riservatezza che avevo dato.


Febbraio 2022