Memorie



Il mio perche' della Associazione Nazionale Diplomatici a r.

9 marzo 2012


L'avventura si e' chiusa. Le luci si sono spente. Resta solo quel lieve profumo di incenso che rimane dopo la fine della Messa Cantata. Un vago sentore, dolce nel suo scomparire, nella chiesa ormai vuota.

Ed ancora una volta, accettare.
Ed ancora una volta, ritrovare se stessi.
E' passato ormai ben piu' di un anno, non ancora due, da che ho lasciato Copenhaghen. E, in qualche modo, idealmente consegnato il testimone dell'essere e del divenire dei rapporti fra i due paesi, al mio successore.
E poi velocemente e' rotolato il concludersi degli oltre quarant'anni del servizio dello Stato, che e' stata la mia vita.

Servizio dello Stato: una espressione di altri tempi, della quale mi glorio, volgendomi al passato, cosi' come me ne gloriavo allora, all'inizio, volgendomi al futuro. Ma siccome non siamo mai capaci di distaccarci del tutto, ho, nel mio piccolo, cercato di fermare il tempo.
Ed ho pensato che, in qualche modo, questo mio, questo nostro, essere stati potesse continuare ad esistere.

Sacerdos in aeternum!

Ho creduto, e credo, che quel tanto di comune che, nella diversita' del sentire e degli animi, ha caratterizzato la nostra vita di diplomatici, la nostra azione di diplomatici, potesse continuare, potesse legarci, e forse darci ancora un campo di azione.
O almeno una partecipazione per qualche momento comune.

L'Associazione Nazionale Diplomatici a r. che ,con alcuni colleghi, ho fondato non e' altro che questo. La possibilita', lo strumento , dell'esistere anche dopo tutte le scadenze.

Nelle debite proporzioni, ben s'intende. Con le debite discrezioni e con il giusto senso dei limiti.

Al resto poi provvedera' il tempo.


Andrea Mochi Onory