Memorie



The Prime Minister and.....I

di Antonino Provenzano

A trentasei anni di distanza dai fatti può forse venir meno la precisione su qualche dettaglio, ma per ciò che vado ora a riassumere, immutato sopravvive ancor’oggi in me il ricordo  dell’impressione, ed emozione, scaturite dalle ore che ho avuto il privilegio di trascorrere a contatto con il Primo Ministro di Gran Bretagna, Signora Margaret  Thatcher.
         L’anno era il 1980, il fine settimana del 22/23 giugno; la località Venezia; l’occasione la riunione del Gruppo G7 svoltasi nella città lagunare sotto la presidenza italiana e con l’ospitalità unica propria della città dei Doge. Io ero un trentenne funzionario della Carriera Diplomatica italiana, fortuitamente assegnato, senza alcuna attivazione specifica da parte mia, all’interessante incarico (da me aprioristicamente definito appena “gradevole” al momento dell’annuncio del relativo conferimento da parte del mio Ministero degli Affari Esteri) di Ufficiale di Collegamento per gli aspetti organizzativo - logistici tra la delegazione britannica, guidata dalla Signora Thatcher, e le autorità italiane ospitanti.
         Per un giorno e mezzo di quel fine settimana, la città si trovò ad essere la Capitale dell’Occidente. Il presidente del Consiglio italiano Francesco Cossiga, affiancato dal Ministro degli Affari Esteri Emilio Colombo, faceva gli onori di casa. Nella mattinata del sabato giungono in successione il Presidente della Repubblica francese Valery Giscard d’Estaing, il Cancelliere tedesco Helmut  Shmidt, il Primo Ministro canadese Pierre Trudeau, il Presidente americano Jimmy Carter (con umoristiche difficoltà di attracco del battello presidenziale USA - pervicacemente condotto da marinaio americano evidentemente non pratico della corrente del Canal Grande - al molo di San Marco), il Presidente della Commissione Europea Roy Jenkins, nonché la notizia della infausta ed improvvisa dipartita del Primo Ministro giapponese Ohira, previsto capo della Delegazione nipponica e per la cui memoria, su esplicita richiesta delle Autorità  di Tokio, fu mantenuta bloccato per l’intero fine settimana il relativo appartamento d’onore prenotato al Gritti (ovvero al Danieli, non ricordo) al solo scopo di ospitare una foto dell’illustre scomparso in bella vista sul tavolo centrale del soggiorno con apposito cero acceso di fronte.
         Nella tarda mattinata di quel sabato eccomi finalmente schierato con la “receiving lane” ufficiale con picchetto armato, all’aeroporto Marco Polo ove, in perfetto orario, un quadrimotore della RAF si parcheggiava sulla pista in geometrica perpendicolare con la guida rosso fuoco stesa a terra per accogliere il Premier britannico e la sua delegazione: ed ecco, dopo pochi istanti, aprirsi il portello dell’aereo ed apparire la Signora Thatcher seguita dal suo Ministro degli Esteri, Lord Carrington e da una delegazione particolarmente ristretta. Vetture ai piedi della scaletta, immediata composizione della carovana automobilistica, preceduta e seguita dai mezzi della sicurezza armata e via verso i motoscafi; ci si imbarca per San Marco. Io salgo sul secondo natante del convoglio, quello presidenziale e mi presento mettendomi a disposizione del Primo Ministro. Non scambiamo altre parole. La osservo con emozione in silenzio; io sono un anonimo, giovane funzionario molto italiano, lei è il Primo Ministro d’Inghilterra, l’ultima incarnazione di una carica che ha nei secoli contribuito a forgiare la Storia del mondo occidentale e che la non ancora sopita memoria dei miei studi per il Concorso diplomatico di un decennio prima, mi richiama costantemente alla mente in quel breve tragitto di laguna. Ma soprattutto fatto sbalorditivo, ed a quell’epoca, almeno ai miei occhi, senza precedenti, era una donna a ricoprire tale incarico ! Ero affascinato e gradevolmente confuso : dove finiva il Capo del Governo di una grande Potenza internazionale e cominciava la donna e viceversa ? Mi convinco sempre più adesso, ad oltre trent’anni di distanza dai fatti, che ciò che più mi intrigava era appunto il fatto di esser femmina di questo noto, popolare, carismatico, potentissimo Primo Ministro di Sua Maestà britannica che non la carica di per se stessa in quanto, se ella fosse invece stata un maschio, il tutto sarebbe stato molto più banalmente riconducibile ai miei occhi nel più ampio contesto di professionale “deja viu”.
         La domanda quindi che mi frullava nella testa era sostanzialmente questa : come si sarebbe comportata nelle successive ore sia in generale che nei miei confronti ? Ella sarebbe stata soltanto un Capo di governo decisa, determinata, autorevole, e certamente anche autoritaria, ovvero sarebbe trapelata in qualche modo la sua femminilità ? Vedevo in lei una bella donna, alta (ma forse è normale attribuire nella propria mente  una statura fisica superiore al reale a personalità di elevatissimo rango) e mi aspettavo, per quanto mi sarebbe stato concesso dal protocollo e dal programma, di vederla all’opera: sarebbe stata veramente la “iron lady” ?
         Alla sessione di lavoro pomeridiana ristretta dei Capi di Stato e di Governo, non erano ammesse delegazioni allargate. Di conseguenza aspettavo, con numerosi altri colleghi, nei corridoi adiacenti la sala di riunione con il rammarico di non poter osservare la Signora Thatcher al tavolo dei lavori e constatare se si sarebbe comportata davvero al livello della sua fama di intransigente “Signora di ferro”. Ma, dopo un lasso di tempo che a me non sembrò lunghissimo, ecco uscire dalla sala un irritato Lord Carrington che lasciava improvvisamente la riunione evidentemente a seguito di un qualche contrasto interno di cui non era difficile intuire la controparte, non essendo egli capo delegazione ed essendo invece la Thatcher, suo superiore, rimasta al tavolo dei lavori. La lady di ferro si era manifestata ? Non posso saperlo e quindi non posso affermarlo. Ricordo soltanto che Lord Carrington mi prende da parte e mi chiede, senza informarsi se io fossi stato in grado o meno di farlo (era la mia prima volta a Venezia !) di accompagnarlo a vedere una certa piccola chiesa in luogo a me del tutto ignoto – i vigili urbani mi hanno provvidenzialmente aiutato a risolvere il problema - chiusa al pubblico e le cui chiavi erano in possesso di un vecchio sagrestano la cui abitazione mi fu  indicata dal barista dell’angolo. La Signora Thatcher continuava quindi per me a rimanere un mistero.
         Cambio di scena. Tiepida sera veneziana, leggera, gradevole brezza. Ore 21, Palazzo ducale illuminato a giorno. Pranzo di gala per gli illustri ospiti offerto dal presidente Cossiga. Servizio da tavola in porcellana ed argento interamente originale del ‘700, menù italiano all’altezza. Si attende, da un momento all’altro, l’arrivo formale dei Sette ospiti. Ed ecco che la vedo comparire. Impeccabilmente acconciata di capelli e di trucco leggero, con un abito lungo di seta colore blu notte a pois bianchi con scialle in tinta. Nella mia mente si scontrano due sensazioni emotivamente e “culturalmente” inconciliabili : vedo un’elegante, splendida donna che avanza lentamente in un contesto architettonico ed ambientale da favola che è, nel contempo, il potente Primo Ministro, Capo del Governo di Sua Maestà! L’impulso è immediato, le vado incontro, lei mi tende la mano ed io non mi limito a stringerla con un lieve cenno del capo come usa farsi in tali circostanze, ma la bacio come si fa ad una bella signora ad un ricevimento di gala. La guardo: il gesto a cui non era certamente abituata, soprattutto in tale contesto ufficiale, la sorprende, ma mi accorgo che le ha fatto evidentemente piacere. La “Lady di ferro” che qualche ora prima doveva aver senza dubbio irritato Lord Carrington inducendolo ad abbandonare bruscamente la riunione per fare l’estemporaneo turista per Venezia, fu per un attimo ai miei occhi soltanto una elegante signora che interveniva ad una splendida serata.
         Era passata da oltre un ora la mezzanotte. Anche il ricevimento separato, con eccellente menù,  per le delegazioni al seguito, si era concluso nei saloni adiacenti la sala da pranzo ristretta in un ambiente che per decorazione, colori, disposizione dei cibi su varie tavole imbandite mi sembrò per un attimo degno dei pennelli di un pittore rinascimentale. I  Sette iniziano a ritirarsi. La Signora Thatcher decide di raggiungere l’albergo a piedi con passeggiata attraverso Piazza San Marco (ci si muoveva sempre in non meno di trenta persone, tra seguito e scorta), quando ad un tratto cambia idea : intende raggiungere il suo “Sherpa” che con gli omologhi colleghi sta redigendo, nell’isola di San Giorgio, il comunicato finale congiunto del Summit. Ci si avvia pertanto ai battelli e ci si imbarca. Non dimenticherò mai la scena. Ella era in piedi, a prora, ferma con lo sguardo fisso verso l’isolotto con la brezza che le faceva svolazzare leggermente lo scialle, la guardavo affascinato. La sintesi si era, ai miei occhi, perfettamente composta : una bella donna elegante, in una magica notte veneziana e Madame Prime Minister erano, per un attimo, perfettamente ed inscindibilmente fuse nella medesima persona.
         La Signora ricompare due ore dopo, verso le ore 3. Finalmente si raggiunge l’albergo. Ci si congeda con appuntamento per le successive ore sette, con destinazione l’isola di Torcello per visitare i lavori di restauro in corso su alcuni antichi mosaici della chiesa del luogo.
         Il relativamente giovane scrivente dell’epoca si presenta, doverosamente e propriamente rivestito dopo appena tre ore scarse di sonno, ai piedi della scala dell’appartamento della Signora Thatcher in attesa che ella compaia per partire per Torcello. Ed eccola scendere sorridente, inappuntabile, fresca come dopo un lungo sonno ristoratore, pronta, per le prossime due ore e prima della successiva colazione a due con Giscard d’Estaing, ad inerpicarsi su ponteggi volanti per una dettagliata visita ai predetti mosaici.
         Allo stravolto osservatore rimaneva senza risposta la seguente domanda: è il dono di una naturale, unica energia fisica e psichica che fa di una persona un Primo Ministro, ovvero è proprio tale prestigiosa carica di governo che porta con se in dote una tale, proro
mpente vitalità ?

 Gennaio 2016

 

 

Antonino Provenzano