Memorie



La Residenza di Copenhagen

di Giusandrea Mochi Onory

 

Nel girare per il mondo, come negli anni la carriera ci ha portato, la casa in cui ci si trova a vivere assume spesso una particolare importanza.      Io ho avuto molta fortuna.
Dalla Metternichgasse a Vienna, ad un passo dalla Ambasciata, a Makar Er Raha, la splendida casa con la grande cupola a Tunisi, alla Mohlstrasse a fianco del Consolato Generale di Monaco di Baviera, alla Inkognitogate dietro il palazzo reale di Oslo, fino al palazzo della Fredericiagade di Copenhaghen, ogni casa, ogni Residenza, in qualche modo mi ha parlato ed io ho parlato con lei, in quella particolare lingua che è propria del nostro mestiere.

La Residenza poi, per ogni Ambasciatore, è un insieme complesso di gioie e dolori, Strumento insostituibile per svolgere le proprie funzioni, per conoscere e farsi conoscere, per guadagnarsi preziosi interlocutori nel Paese dove egli è accreditato, per tener alta la bandiera del proprio paese.
Abbiamo delle Residenze bellissime e  ,debbo dire, le utilizziamo degnamente.
Mantenerle è però spesso un problema serio .

Un tratto frequente dei nostri rappresentanti all‘ estero è quello di legare la propria missione con la pubblicazione di un volume, più o meno patinato, sulla propria residenza. Ne sono stati pubblicati credo almeno 60. Spesso con splendide foto, appositi cenni storici, e, talvolta, una gustosa aneddotica.
Io,a Copenhaghen,  ho avuto la fortuna che ,poco prima del mio arrivo, il mio predecessore  avesse fatto lui questo non lieve sforzo. Io mi sono limitato ad un articolo sulla bella rivista del Quirinale, che ha dedicato la sua attenzione ad alcune delle nostre Sedi all’estero.
Ma del bellissimo Palazzo sulla Fredericiagade ho cercato di rintracciare, negli Archivi del Ministero, la  storia del suo acquisto.

Questa è dunque ,sia pur brevemente, la storia dell’acquisto da parte del Governo italiano, alla metà’ circa degli anni venti del secolo scorso, dello splendido palazzo ove ha sede, ancor oggi, l’Ambasciata d’ Italia a Copenhaghen.

Agli inizi degli anni venti del novecento i  rapporti Italo-danesi ebbero un netto incremento.
E’ infatti, ad esempio, del 1920 la partecipazione italiana, con Inghilterra, Francia e Giappone, nella Commissione dano-tedesca per le frontiere, ed è del 1922 la visita del Principe ereditario danese a Palermo ed a Monreale.

La ricerca di una sede di prestigio per la Ambasciata italiana nella capitale danese era in quegli anni in corso da tempo. Essa infatti, prima degli anni 20 ,per un certo periodo era stata ospitata nel  Palazzo sito nella Konigsplatz, ove ora ha sede la Ambasciata di Francia : Palazzo che era stato di proprietà’ imperiale russa.

L’ Ambasciata di Italia successivamente ,e negli anni in questione, era passata alla Kalvebod Brugge 4  in una sede assolutamente non idonea, dalla quale si era mossa, nella ricerca di una maggiore dignità’, prendendo in affitto dal 30.3.1922 per tre anni un immobile in St.Anna platz. 7.

Nel giugno 1922 doveva infatti aver luogo la visita a Copenaghen del Reali italiani . E la nuova sede fu consegnata giusto in tempo. Mobili, tappeti, ed oggetti di decoro furono forniti, per tale  occasione, da un antiquario danese, ma il ricevimento di restituzione da parte italiana, per la visita reale, ebbe luogo all’Hotel d’Inghilterra.

Già’ nel 1921 c’era stata la proposta di acquisto di un immobile. Vi è infatti una lettera di Glusckstal ( il banchiere proprietario del Palazzo che sarà’ poi la sede della Ambasciata) che a nome della sua Banca propone l’acquisto di un Pavillion sito  al termine della Amaliengade, offrendo anche un prestito a tale fine.
L’allora Ministro degli Esteri Carlo Sforza dette a tale proposta una risposta negativa e le ricerche si sospesero.
Nel 1923 esse pero’ ripresero: l’immobile della St.Annaplatz era infatti vuoto e non utilizzabile,ne’ per la residenza ( ed il Ministro d’Italia viveva in albergo) ,ne’ per la  cancelleria Diplomatica.
In questa ricerca proposte vengono avanzate sia dal Ministro Treschow che dalla Contessa Fritz.
Alla fine del 1923 l’Ispettore del Ministero degli Esteri italiano viene a Copenaghen per ben 2 volte,
e visita sia l’immobile della Contessa Fritz che il Palazzo Gluckstad.

Era infatti accaduto che nel marzo 1923 il banchiere Gluckstad, proprietario del Palazzo  alla Fredericiagade che sarà’ poi la sede ancor oggi della Ambasciata d’Italia, e che si trovava proprio a fianco del Palazzo Reale, fosse arrestato per debiti.
Egli non aveva ancora 50 anni, ma era ammalato di diabete ed infermo. Morirà’ poi in carcere.

Gluckstad, che ,come si è detto, si era precedentemente interessato, con una  diversa proposta, per la nostra ricerca di una sede, aveva un fratello. E cio’ spiega i suoi rapporti con l’Italia.
Il fratello Waldemar era stato Console Generale d’Italia a Copenaghen, e in quei tempi si era recato con la moglie piu’ volte nel nostro Paese.  Entrambe, personalita’ peraltro assai discutibili,ed in rapporto di amore-odio con i nostri Ambasciatori in Danimarca, avevano in Italia numerosi contatti.

Finalmente dunque, dopo tante traversie, nel 1924, su decisione personale di Mussolini, che siglo’ con la sua M la proposta, ebbe luogo l’acquisto del Palazzo Gluckstad a Fredericiagade.
Il trasferimento da St.Annaplatz a Fredericiagade fu parimenti travagliato, per i modi e per i costi, ed ebbe luogo nel 1925, coincidendo con il cambio del Capo Missione dal Ministro della Torre al Ministro Alliata.
La nuova residenza fu acquistata  senza mobili, salvo pochissimi, ad esempio il grande orologio nel salone al 1o piano.

Arredi vari furono acquistati da un noto antiquario di via del Babuino a Roma e portati a Copenaghen. Ad esempio i 2 grandi specchi e le 4 appliques di legno intagliato (veneziani?) pagati 14.500 lire.
L’arredamento del Palazzo prosegui’ poi alacremente anche negli anni successivi. E’ del 1927 la lettera con la quale Mussolini dispose personalmente l’esecuzione di vari lavori di tappezzeria, da seguirsi da un‘ architetto italiano, e la collocazione di una targa di pietra ,all’ingresso, con, in rilievo,  l’emblema dei fasci.
Ma questa è già un altra storia.

Maggio 2018